Capovolgimenti...

Capovolgimenti...
Per leggere le cose occorre rovesciare lo sguardo!

lunedì 16 agosto 2010

"Il Vangelo secondo De Andrè", di Paolo Ghezzi

Il sottotitolo è anche più intrigante: "Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria", e cita  lo stesso Fabrizio.
E' un libro che legge le canzoni e il loro Autore con un occhio aperto anche sul personaggio Gesù. Sovversivo nel senso più anarchico del termine, con quella capacità di mettersi NEL punto di vista degli ultimi, quelli che Dio vede... Prostitute, suicidi, zingari, soldati, drogati, trans, ladri...tutti su una "cattiva strada" per i benpensanti; su una "cattiva strada" che si imbatte talora in qualche pescatore, che non guarda, ma offre pane e vino. In silenzio.
Un'operazione delicata, quella di Ghezzi, che tuttavia ha raccolto i consensi degli amici di Faber...

2 commenti:

  1. Fabrizio De André (Genova, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999) è stato cantore degli ultimi, emarginati, prostitute, ribelli, con una capacità sua di guardare le cose da una prospettiva capovolta, dal punto di vista del piccolo; con una critica talora sferzante, anche e spesso verso le aristocrazie e le gerarchie di ogni colore. Un anelito che chiamo spirituale verso un Dio (che lui direbbe dio) che non ammette chiusure, né doppi pesi e misure, che non può non accogliere, che va oltre il borghese pensiero. Un Dio che guarda soprattutto lui, l’Uomo, chiunque egli sia. Lo stringe a sé quando da lontano lo intravede.
    Fabrizio ribelle, blasfemo, ateo: sa Dio che cosa sia stato. Io lo ascolto oggi perché mi mostra il cammino dei suicidi, la stanza delle prostitute, la bottiglia del bevitore, lo sguardo di Maria e della madre di un ladrone ai piedi della croce. Oggi ci parlerebbe di altri, forse canterebbe la difficile sutura, il dissidio, la rabbia, il silenzio, la solitudine di un separato, di un omosessuale, di un immigrato clandestino, di una donna che ha abortito, di un adolescente senza nessuno dentro – ben al di là delle strumentalizzazioni politiche o ideologiche e delle speculazioni economiche che oggi vivono parassitariamente aggrappate a queste e altre categorie di uomini e donne.

    Capovolgimenti, allora, perché di questo si tratta, quando la vita e i suoi abitanti ti chiedono di guardare il cuore delle persone. Dentro ogni cuore c’è una traccia, lunga e avvolta in numerosi meandri: che cosa segna? dove conduce? da dove parte? Forse è a forma di spirale, e non sai quale ne è il capo o la coda. Certo, dal punto finale scaturisce talora una vita che chiamiamo sbagliata, sregolata, “al contrario”, ma se vogliamo risalire al punto iniziale troveremo anche dolore, sassi, lividure sull’anima.
    Desidero prendere posto accanto a “quelli di De Andrè”, quelli che per amare devi capovolgerti, che per capire devi tacere, che per accogliere devi farti vuoto e toglierti tutti i vestiti.
    Quanto è difficile questo lato del Vangelo: come una parete Nord ghiacciata, talora senza appigli, e senza guide soprattutto; pista libera e rischiosa, pista da inventare, e ti guardi indietro chiedendoti come farai poi a discendere.
    Ma preferisco così: non è avallo incondizionato, ma tentativo di stare accanto incondizionato.
    So che è solo un lato del Vangelo, ma so anche che è un lato sicuramente attraversato da Gesù: nel suo tacere all’adultera, nel suo parlare alla samaritana, nel suo guardare Zaccheo, nel suo chiamare Levi, nel suo amare Pietro, nel suo guarire il lebbroso, nel suo stare davanti a Pilato. Nel suo camminare accanto ai ladroni.

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  2. Io nel vedere quest'uomo che muore,
    madre, io provo dolore.
    Nella pietà che non cede al rancore,
    madre, ho imparato l'amore
    (Il testamento di Tito)

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